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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 6
 
originale
 
6. Nam meo monitu sacerdos in ipso procinctu pompae roseam manu dextera sistro cohaerentem gestabit coronam. Incunctanter ergo dimotis turbulis alacer continuare pompam mea volentia fretus et de proximo clementer velut manum sacerdotis osculabundus rosis decerptis pessimae mihique iam dudum detestabilis belvae istius corio te protinus exue. Nec quicquam rerum mearum reformides ut arduum. Nam hoc eodem momento, quo tibi venio, simul et ibi praesens, quae sunt sequentia, sacerdoti meo per quietem facienda praecipio. Meo iussu tibi constricti comitatus decedent populi, nec inter hilares caerimonias et festiva spectacula quisquam deformem istam quam geris faciem perhorrescet vel figuram tuam repente mutatam sequius interpretatus aliquis maligne criminabitur. Plane memineris et penita mente conditum semper tenebis mihi reliqua vitae tuae curricula adusque terminos ultimi spiritus vadata. Nec iniurium, cuius beneficio redieris ad homines, ei totum debere, quod vives. Vives autem beatus, vives in mea tutela gloriosus, et cum spatium saeculi tui permensus ad inferos demearis, ibi quoque in ipso subterraneo semirutundo me, quam vides, Acherontis tenebris interlucentem Stygiisque penetralibus regnantem, campos Elysios incolens ipse, tibi propitiam frequens adorabis. Quodsi sedulis obsequiis et religiosis ministeriis et tenacibus castimoniis numen nostrum promerueris, scies ultra statuta fato tuo spatia vitam quoque tibi prorogare mihi tantum licere."
 
traduzione
 
?Infatti ci sar? un sacerdote. in testa alla processione, che per mio volere porter? intrecciata al sistro una corona di rose. Senza esitare tu fatti largo tra la folla e segui la processione, confidando in me, poi avvicinati a lui come per baciargli devotamente la mano e afferrargli le rose. Vedrai che in un attimo ti cadr? questa brutta pelle d'animale che anch'io gi? da tempo detesto. ?Non aver paura, ci? che ti dico di fare non ? difficile, perch? in questo stesso istante in cui ti sono davanti, sono presente anche altrove e al mio sacerdote sto dicendo in sogno le cose che deve fare. ?Per mio comando la folla assiepata ti far? largo e a nessuno, in questa lieta ricorrenza e nell'allegria della festa, ripugner? quest'orribile aspetto che hai o giudicher? male la tua metamorfosi interpretandola addirittura come un fatto sinistro. ?Ma ricordalo e tienlo bene a mente una volta per tutte, che la tua vita, fino all'ultimo giorno, ? ormai consacrata a me. ?Del resto mi pare sia giusto che tu dedichi la tua esistenza a colei che per sua grazia ti ha fatto tornare uomo fra gli uomini. E tu vivrai felice, vivrai glorioso sotto la mia protezione, e quando il tempo della tua vita sar? compiuto e scenderai agli Inferi, anche allora, in quel mondo sotterraneo, nei campi Elisi, dove tu abiterai, vedrai me, come in questo momento, risplendere fra le tenebre dell'Acheronte, regina delle dimore Stigie e continuerai ad adorare il mio nume benigno. ?Che se poi con l'assidua devozione, lo zelo religioso, la castit? rigorosa tu avrai ben meritato della mia protezione, sappi che a me ? anche possibile prolungarti la vita di l? del tempo stabilito dal tuo destino.?
 

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